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Uno dei principi di tutti i radioamatori è sempre stata la fratellanza fra popoli indipendentemente dalla politica e dalla religione e la solidarietà soprattutto nei casi di calamità. La prova di tale altruismo avvenne in occasione della alluvione di Firenze che vide molti componenti della Sezione di Pistoia in prima fila nel prestare soccorso in quei difficili momenti.
Tutto avvenne all’improvviso. Quel venerdì 4 novembre del 1966 era una giornata simile a tante altre con l’unica differenza che era il terzo giorno di pioggia continua come non si registrava da tempo. Pertanto alcuni radioamatori pistoiesi iniziarono la giornata come consuetudine ignari di ciò che sarebbe accaduto tanto da ritrovarsi insieme per un servizio umanitario di grande importanza.
Quella mattina Gianfranco Giannini, il cui nominativo alla radio era I1PKP e che si rivelerà il punto di raccordo di tutti, si era alzato di buona ora per andare a caccia verso Pisa. La giornata era davvero pessima e non certo favorevole per una battuta tanto che ben presto decise di ritornare verso casa. Qui giunto preferì andare a dormire per recuperare quelle ore di sonno che aveva perso per quella inutile levataccia.
In un’altra parte della città invece io, allora studente liceale al V anno e con nominativo in radio I1JFG, mi ero alzato un poco più tardi trattandosi di giorno di vacanza in quanto allora il 4 novembre era ancora festa nazionale. Prima accompagnai mia madre alle Poste per fare un Telegramma a mio padre che era dai nostri parenti nel paese dove era nato nel Trentino. Ricordo che pioveva così forte che il tergicristallo dell’auto faticava a farmi vedere la strada.Poi come ero solito fare di domenica salii nel mio stanzino in soffitta interessandomi ad alcune apparecchiature elettroniche. Dopo poco accesi la vecchia radio a valvole sintonizzata su Firenze per farmi compagnia con un po’di musica. Sentii solo un grande ronzio ma non ci feci caso, spensi la radio e continuai con il mio hobby. Durante la mattina mi vennero a trovare altri 2 amici radioamatori per esercitarsi con la telegrafia in occasione dell’esame che questi dovevano sostenere per acquisire la Licenza di trasmissione.
Contemporaneamente poco distante da lì un altro radioamatore, Giovanni Cappellini con nominativo I1WCJ, aveva fatto la stessa considerazione non riuscendo ad ascoltare il Gazzettino Toscano e pertanto continuò a smontare un piccolo apparecchio radio di trasmissione. Subito dopo pranzo Giovanni ritornò alle sue apparecchiature e fu in quel momento che, sintonizzandosi sulle onde ultracorte, sentì la richiesta di aiuto da parte di radioamatori fiorentini che cercavano di organizzarsi. Capì che era successo qualcosa di grosso ma non riuscì a mettersi in contatto con loro in quanto aveva il trasmettitore fuori uso. Decise allora di raggiungere casa mia spiegando l’accaduto. Si riuscì a parlare con uno dei fiorentini e si cominciò a capire qualcosa di più sulle dimensioni dell’accaduto anche se ancora le notizie erano frammentarie. C’era la necessità di disporre di una stazione valida che
potesse operare su più frequenze e con più apparecchiature per dare un valido aiuto ai nostri colleghi e questo non era possibile in quella sede in quanto al di sopra delle mie possibilità di studente. Fu concordato di allertare I1PKP, radioamatore più esperto e ben più dotato tecnicamente.
Giovanni si diresse verso la sua casa e in pratica lo tirò giù dal letto. Furono stabiliti ulteriori contatti radio e piano piano andò evidenziandosi la gravità dell’accaduto al di sopra di ogni aspettativa. Poco dopo anche io mi aggiunsi ai due. Capimmo che Firenze era isolata dal mondo, ogni mezzo di comunicazione era saltato mancando l’energia elettrica. Alcuni radioamatori fiorentini avevano portato le loro modernissime apparecchiature nei locali della Questura usando un generatore a benzina.
Allestirono una stazione sulle frequenze ultracorte che però aveva un raggio di azione limitato di solo alcune diecine di chilometri, insufficiente pertanto a mettersi in contatto con la rete nazionale che andava formandosi. Fu così che noi da Pistoia da quel momento stabilimmo un contatto continuo e sicuro con Firenze. Gianfranco installò sul terrazzo una antenna improvvisata (un filo
piuttosto lungo) per disporre della frequenza dei 40 metri che permetteva di collegare stazioni in tutto il territorio nazionale. Mentre Gianfranco si prodigava ad affinare dal punto di vista tecnico tutta la stazione radio, io mi piazzai al microfono (che non avrei più lasciato per le successive 48 ore) entrando nella rete radio nazionale guidata da 3 altri radioamatori: uno ad Imperia I1BAY, uno
a Milano I1LAG e uno a Bologna I1ZSQ. Giovanni raccoglieva le informazioni e le richieste da Firenze e io le inoltravo a livello nazionale. Nel pomeriggio si aggiunse al nostro lavoro Ilio Lottini, I1LCC, che da casa sua aveva contatti con altri alla periferia di Firenze lungo il decorso dell’Arno e tramite telefono ci scambiavamo le notizie e gli appelli. Sempre più numerose erano le
richieste di cibo, di medicinali o semplici informazioni sulla salute di tante persone.
Il traffico era tale che non era possibile staccarsi dalle apparecchiature e così passammo tutta la notte senza sosta sopraffatti da una mole di richieste cui non eravamo certo preparati. Scrivevamo ogni messaggio su foglietti staccati senza un ordine cronologico ben preciso, tutto era improvvisato. La mattina seguente il traffico di informazioni diventò sempre più voluminoso viste le dimensioni di quella catastrofe ed allora fu necessario allertare altri amici pistoiesi che si aggiunsero a noi, in particolare Massimo Farneti I1KLB, Stefano Biagini, Arnolfo Lanzi e Antonio Innocenti.
Ormai ci eravamo ben organizzati. Io curavo soprattutto il traffico radio con la rete nazionale mentre Stefano, Antonio e Arnolfo stavano alle apparecchiature in onde ultracorte rimanendo in continuo contatto con Firenze ma ben presto tenemmo sotto controllo tutto il bacino dell’Arno fino a Pontedera. La posizione geografica di Pistoia per questi collegamenti era ideale.
Continuamente ci giungevano richieste da Fucecchio, San Donnino, Sant’Angelo a Lecore, Santa Croce sull’Arno e così via.
Tutto avvenne all’improvviso. Quel venerdì 4 novembre del 1966 era una giornata simile a tante altre con l’unica differenza che era il terzo giorno di pioggia continua come non si registrava da tempo. Pertanto alcuni radioamatori pistoiesi iniziarono la giornata come consuetudine ignari di ciò che sarebbe accaduto tanto da ritrovarsi insieme per un servizio umanitario di grande importanza.
Quella mattina Gianfranco Giannini, il cui nominativo alla radio era I1PKP e che si rivelerà il punto di raccordo di tutti, si era alzato di buona ora per andare a caccia verso Pisa. La giornata era davvero pessima e non certo favorevole per una battuta tanto che ben presto decise di ritornare verso casa. Qui giunto preferì andare a dormire per recuperare quelle ore di sonno che aveva perso per quella inutile levataccia.
In un’altra parte della città invece io, allora studente liceale al V anno e con nominativo in radio I1JFG, mi ero alzato un poco più tardi trattandosi di giorno di vacanza in quanto allora il 4 novembre era ancora festa nazionale. Prima accompagnai mia madre alle Poste per fare un Telegramma a mio padre che era dai nostri parenti nel paese dove era nato nel Trentino. Ricordo che pioveva così forte che il tergicristallo dell’auto faticava a farmi vedere la strada.Poi come ero solito fare di domenica salii nel mio stanzino in soffitta interessandomi ad alcune apparecchiature elettroniche. Dopo poco accesi la vecchia radio a valvole sintonizzata su Firenze per farmi compagnia con un po’di musica. Sentii solo un grande ronzio ma non ci feci caso, spensi la radio e continuai con il mio hobby. Durante la mattina mi vennero a trovare altri 2 amici radioamatori per esercitarsi con la telegrafia in occasione dell’esame che questi dovevano sostenere per acquisire la Licenza di trasmissione.
Contemporaneamente poco distante da lì un altro radioamatore, Giovanni Cappellini con nominativo I1WCJ, aveva fatto la stessa considerazione non riuscendo ad ascoltare il Gazzettino Toscano e pertanto continuò a smontare un piccolo apparecchio radio di trasmissione. Subito dopo pranzo Giovanni ritornò alle sue apparecchiature e fu in quel momento che, sintonizzandosi sulle onde ultracorte, sentì la richiesta di aiuto da parte di radioamatori fiorentini che cercavano di organizzarsi. Capì che era successo qualcosa di grosso ma non riuscì a mettersi in contatto con loro in quanto aveva il trasmettitore fuori uso. Decise allora di raggiungere casa mia spiegando l’accaduto. Si riuscì a parlare con uno dei fiorentini e si cominciò a capire qualcosa di più sulle dimensioni dell’accaduto anche se ancora le notizie erano frammentarie. C’era la necessità di disporre di una stazione valida che
potesse operare su più frequenze e con più apparecchiature per dare un valido aiuto ai nostri colleghi e questo non era possibile in quella sede in quanto al di sopra delle mie possibilità di studente. Fu concordato di allertare I1PKP, radioamatore più esperto e ben più dotato tecnicamente.
Giovanni si diresse verso la sua casa e in pratica lo tirò giù dal letto. Furono stabiliti ulteriori contatti radio e piano piano andò evidenziandosi la gravità dell’accaduto al di sopra di ogni aspettativa. Poco dopo anche io mi aggiunsi ai due. Capimmo che Firenze era isolata dal mondo, ogni mezzo di comunicazione era saltato mancando l’energia elettrica. Alcuni radioamatori fiorentini avevano portato le loro modernissime apparecchiature nei locali della Questura usando un generatore a benzina.
Allestirono una stazione sulle frequenze ultracorte che però aveva un raggio di azione limitato di solo alcune diecine di chilometri, insufficiente pertanto a mettersi in contatto con la rete nazionale che andava formandosi. Fu così che noi da Pistoia da quel momento stabilimmo un contatto continuo e sicuro con Firenze. Gianfranco installò sul terrazzo una antenna improvvisata (un filo
piuttosto lungo) per disporre della frequenza dei 40 metri che permetteva di collegare stazioni in tutto il territorio nazionale. Mentre Gianfranco si prodigava ad affinare dal punto di vista tecnico tutta la stazione radio, io mi piazzai al microfono (che non avrei più lasciato per le successive 48 ore) entrando nella rete radio nazionale guidata da 3 altri radioamatori: uno ad Imperia I1BAY, uno
a Milano I1LAG e uno a Bologna I1ZSQ. Giovanni raccoglieva le informazioni e le richieste da Firenze e io le inoltravo a livello nazionale. Nel pomeriggio si aggiunse al nostro lavoro Ilio Lottini, I1LCC, che da casa sua aveva contatti con altri alla periferia di Firenze lungo il decorso dell’Arno e tramite telefono ci scambiavamo le notizie e gli appelli. Sempre più numerose erano le
richieste di cibo, di medicinali o semplici informazioni sulla salute di tante persone.
Il traffico era tale che non era possibile staccarsi dalle apparecchiature e così passammo tutta la notte senza sosta sopraffatti da una mole di richieste cui non eravamo certo preparati. Scrivevamo ogni messaggio su foglietti staccati senza un ordine cronologico ben preciso, tutto era improvvisato. La mattina seguente il traffico di informazioni diventò sempre più voluminoso viste le dimensioni di quella catastrofe ed allora fu necessario allertare altri amici pistoiesi che si aggiunsero a noi, in particolare Massimo Farneti I1KLB, Stefano Biagini, Arnolfo Lanzi e Antonio Innocenti.
Ormai ci eravamo ben organizzati. Io curavo soprattutto il traffico radio con la rete nazionale mentre Stefano, Antonio e Arnolfo stavano alle apparecchiature in onde ultracorte rimanendo in continuo contatto con Firenze ma ben presto tenemmo sotto controllo tutto il bacino dell’Arno fino a Pontedera. La posizione geografica di Pistoia per questi collegamenti era ideale.
Continuamente ci giungevano richieste da Fucecchio, San Donnino, Sant’Angelo a Lecore, Santa Croce sull’Arno e così via.
Erano appelli spesso disperati che ci chiedevano di inviare soccorsi per salvare persone sui tetti delle case circondate dall’acqua. Dalla nostra postazione inoltrammo tante richieste di medicinali, plasma, coperte, batterie, latte ed incubatrici per l’Ospedale Mayer
di Firenze.
In pratica tutta la zona dell’alluvione non era più isolata, Firenze era attaccata al mondo attraverso le nostre voci.
Eravamo noi ad allertare di volta in volta i Carabinieri, la Polizia, i Vigili del Fuoco. In pratica eravamo una base operativa distaccata della Prefettura con la quale ovviamente eravamo in stretto rapporto di collaborazione. Il nostro telefono squillava senza sosta non solo per i contatti con le Autorità ma anche perché privati cittadini avevano avuto il nostro numero da parte dei Vigili del Fuoco e chiedevano informazioni soprattutto sulla viabilità.
Pertanto eravamo tutti occupati in modo frenetico con Gianfranco sempre più occupato a migliorare la parte tecnica di tutti gli apparati e antenne per permetterci di lavorare nelle migliori condizioni possibili. Intanto eravamo assistiti dalla Carla (moglie di Gianfranco) che ci faceva da vivandiera.
Ricordare tutti gli amici radioamatori con i quali eravamo continuamente in contatto è molto difficile. Un ricordo solo per Osvaldo di Pontedera che arrivò a riscaldare le batterie del suo trasmettitore per tirare fuori ancora un po’ di energia elettrica per non perdere il contatto con noi.
La nostra attività durò per 66 ore fino a quando il Prefetto di Firenze annunciò che erano state ristabilite le principali linee di comunicazione. Erano stati 3 giorni di attività frenetica ma non sentivamo la stanchezza, forse non avevamo neppure il tempo di sentirla. Inoltre le notizie che giungevano a noi erano tali che non ci permettevano di sentire la fatica. Capimmo di essere importanti per tante persone che soffrivano e questo moltiplicava i nostri sforzi.
Nei giorni seguenti ci rendemmo conto della portata del nostro lavoro: avevamo gettato le basi di un Servizio di Protezione Civile che ancora non esisteva e che sarebbe sorto poco dopo grazie a quella esperienza.
5 giorni dopo me recai a Firenze con alcuni compagni di scuola per avere notizie del nostro Professore di Disegno. Passando dalla Questura ebbi il caloroso abbraccio dei radioamatori fiorentini con i quali ero stato a lungo in contatto. Il Questore in persona,
saputo della mia presenza, interruppe una riunione ringraziandomi per l’opera svolta e senza esitazione mi rilasciò un lasciapassare come facente parte della Polizia, per attraversare le strade di Firenze presidiate dall’esercito. Fu una ulteriore prova che quella fatica di tutto il gruppo pistoiese era stata importante.
Nei giorni seguenti giunsero a Gianfranco e a tutti coloro che avevano partecipato a quella emergenza, ringraziamenti da parte di varie autorità. Il nostro contributo si era rivelato prezioso.
Anche la stampa si occupò di noi e contribuì a farci conoscere e a mettere in risalto la nostra funzione di pubblica utilità in caso di calamità.
Nei mesi successivi a livello nazionale fu effettuata un’analisi dell’esperienza fatta in seguito a quella attività di emergenza e sulle pagine di Radio Rivista comparvero molti articoli che ci misero ancora una volta in evidenza. Per la prima volta comparve una rubrica dedicata al C.E.R. Molti erano i problemi aperti con il Ministero sulla assegnazione delle frequenze, sulla reciprocità delle licenze, sulla regolamentazione delle stazioni mobili. Tutti problemi che da tempo giacevano insoluti. Grazie a quella esperienza le nostre richieste furono prese in esame con attenzione e disponibilità.
di Firenze.
In pratica tutta la zona dell’alluvione non era più isolata, Firenze era attaccata al mondo attraverso le nostre voci.
Eravamo noi ad allertare di volta in volta i Carabinieri, la Polizia, i Vigili del Fuoco. In pratica eravamo una base operativa distaccata della Prefettura con la quale ovviamente eravamo in stretto rapporto di collaborazione. Il nostro telefono squillava senza sosta non solo per i contatti con le Autorità ma anche perché privati cittadini avevano avuto il nostro numero da parte dei Vigili del Fuoco e chiedevano informazioni soprattutto sulla viabilità.
Pertanto eravamo tutti occupati in modo frenetico con Gianfranco sempre più occupato a migliorare la parte tecnica di tutti gli apparati e antenne per permetterci di lavorare nelle migliori condizioni possibili. Intanto eravamo assistiti dalla Carla (moglie di Gianfranco) che ci faceva da vivandiera.
Ricordare tutti gli amici radioamatori con i quali eravamo continuamente in contatto è molto difficile. Un ricordo solo per Osvaldo di Pontedera che arrivò a riscaldare le batterie del suo trasmettitore per tirare fuori ancora un po’ di energia elettrica per non perdere il contatto con noi.
La nostra attività durò per 66 ore fino a quando il Prefetto di Firenze annunciò che erano state ristabilite le principali linee di comunicazione. Erano stati 3 giorni di attività frenetica ma non sentivamo la stanchezza, forse non avevamo neppure il tempo di sentirla. Inoltre le notizie che giungevano a noi erano tali che non ci permettevano di sentire la fatica. Capimmo di essere importanti per tante persone che soffrivano e questo moltiplicava i nostri sforzi.
Nei giorni seguenti ci rendemmo conto della portata del nostro lavoro: avevamo gettato le basi di un Servizio di Protezione Civile che ancora non esisteva e che sarebbe sorto poco dopo grazie a quella esperienza.
5 giorni dopo me recai a Firenze con alcuni compagni di scuola per avere notizie del nostro Professore di Disegno. Passando dalla Questura ebbi il caloroso abbraccio dei radioamatori fiorentini con i quali ero stato a lungo in contatto. Il Questore in persona,
saputo della mia presenza, interruppe una riunione ringraziandomi per l’opera svolta e senza esitazione mi rilasciò un lasciapassare come facente parte della Polizia, per attraversare le strade di Firenze presidiate dall’esercito. Fu una ulteriore prova che quella fatica di tutto il gruppo pistoiese era stata importante.
Nei giorni seguenti giunsero a Gianfranco e a tutti coloro che avevano partecipato a quella emergenza, ringraziamenti da parte di varie autorità. Il nostro contributo si era rivelato prezioso.
Anche la stampa si occupò di noi e contribuì a farci conoscere e a mettere in risalto la nostra funzione di pubblica utilità in caso di calamità.
Nei mesi successivi a livello nazionale fu effettuata un’analisi dell’esperienza fatta in seguito a quella attività di emergenza e sulle pagine di Radio Rivista comparvero molti articoli che ci misero ancora una volta in evidenza. Per la prima volta comparve una rubrica dedicata al C.E.R. Molti erano i problemi aperti con il Ministero sulla assegnazione delle frequenze, sulla reciprocità delle licenze, sulla regolamentazione delle stazioni mobili. Tutti problemi che da tempo giacevano insoluti. Grazie a quella esperienza le nostre richieste furono prese in esame con attenzione e disponibilità.
Nell’autunno 1996 ricorrevano 30 anni dalla alluvione di Firenze. La stampa ci chiese di ricordare il nostro contributo e Gianfranco PKP e Franco JFG furono invitati ad una trasmissione televisiva presso Tele 37.
In occasione della ricorrenza dei 40 anni la Regione Toscana promosse un convegno con varie manifestazioni per ricordare tutti coloro che si erano impegnati in quella circostanza. Una sessione fu dedicata ai radioamatori e fu istituita una mostra di apparecchi
radio usati all’epoca. Per la verità il ruolo dei radioamatori fino a quel momento era stato messo in secondo piano, quasi dimenticato. L’impegno di Paolo Badii e di Carlo Ciapetti I5CLC resero giustizia al ruolo svolto da tutti i radioamatori.
In occasione della ricorrenza dei 40 anni la Regione Toscana promosse un convegno con varie manifestazioni per ricordare tutti coloro che si erano impegnati in quella circostanza. Una sessione fu dedicata ai radioamatori e fu istituita una mostra di apparecchi
radio usati all’epoca. Per la verità il ruolo dei radioamatori fino a quel momento era stato messo in secondo piano, quasi dimenticato. L’impegno di Paolo Badii e di Carlo Ciapetti I5CLC resero giustizia al ruolo svolto da tutti i radioamatori.